Connie Guzzo-McParland: Le donne di Saturno
Soveria Mannelli: Rubbettino Editore 2021

• Gino Chiellino •


PID: http://hdl.handle.net/0000-0007-F98A-5
Connie Guzzo-McParland: Le donne di Saturno. Soveria Mannelli: Rubbettino Editore 2021, 442 pp., Euro 20,-, ISBN: 978-8849868289

Come leggere un romanzo interculturale

A metà della storia l’io narrante: Catarina/Caterina/Cathy/Cat, si chiede se sta scrivendo un romanzo o sta facendo una raccolta di ricordi della sua infanzia trascorsa a Mulirena (Miglierina/Catanzaro). A fine storia la protagonista informa il lettore che è riuscita portare a termine il romanzo, suggerendo l’idea che il romanzo sia l’elaborazione dei suoi ricordi d’infanzia. In parte lo è per tutti quei capitoli in cui viene raccontata la storia di quattro amiche Lucia, Aurora, Tina e Caterina all’interno della comunità di Mulirena del dopoguerra fino alla partenza di Lucia e Caterina per Montreal nel 1957, mentre Aurora emigrerà in Australia. Una ricostruzione dell’amicizia che lega Le ragazze di Piazza d’Amore, ma anche un’analisi delle pastoie socio-culturali che ne condizionano la crescita affettiva. I capitoli, che si alternano con quelli dei ricordi, sono dedicati agli anni canadesi di Caterina, diventata Cathy/Cat a Montreal, ma anche di Lucia, sposata per procura a Mulirena, e di Angie, figlia di Lucia ma soprattutto rappresentante di una generazione a rischio tra i conflitti, che le famiglie di Mulirena si sono portate in emigrazione, e i modelli di vita offerti dalla cultura francofona di Montreal ai figli degli immigrati. Mentre Cathy è riuscita a darsi una professione, che le permetterà di diventare insegnante per future/-i parrucchiere/-i, Lucia da parte sua non riesce a superare le incertezze affettive del suo primo amore a Mulirena, aggravate da un matrimonio per procura, e la sua vita a Montreal è tutto un vagare tra nuovi e vecchi rapporti fino all’aggressione che la manderà in coma, forse irreversibile. L’intera comunità italo-canadese, che fa da cornice alla vita delle famiglie di Mulirena è immersa in atmosfera delittuosa, di politici locali corrotti e di speculazioni edilizie che colpiranno direttamente la famiglia di Cathy e provocheranno la morte del padre.

Il romanzo si conclude con un triplice gesto liberatorio: Angie, testimone oculare della feroce violenza su sua madre, riesce a denunciare l’aggressore, mentre lo stato si impegna a garantirne la formazione professionale. Cathy si libera dal suo uomo canadese, che avrebbe voluto che lei sponsorizzasse la sua candidatura all’interno della comunità italo canadese di Montreal per intraprendere la carriera politica. L’autrice del romanzo può finalmente rientrare a Montreal essendo riuscita a concludere il suo progetto dopo tanti soggiorni a Mulirena.

Fin qui quanto si ricava facilmente dalla lettura del romanzo Le donne di Saturno nella traduzione dall’inglese fatta dall’autrice insieme a Annalisa Panati. Ma per quanto perfetta possa essere la traduzione di un romanzo interculturale come lo è Le donne di Saturno, il romanzo ne esce inevitabilmente danneggiato. La causa del tutto è insita alla composizione di ogni romanzo interculturale, che ricostruisce il passato della protagonista in una lingua diversa da quella in cui la protagonista l’ha vissuto. Nel caso specifico il romanzo Le donne di Saturno, che assembla due romanzi in un unico volume: Le donne di Saturno del 2017 e Le ragazze di Piazza d’Amore del 2019, i ricordi di un’infanzia vissuta soprattutto in calabrese e in un italiano scolastico, vengono elaborati in un romanzo in lingua inglese, da un’autrice che li sente suoi, anche se non per forza autobiografici. Da qui ne risulta che lo spessore estetico dell’opera è direttamente proporzionale al lavorio sulla lingua inglese per aprirla alla memoria storico-culturale della protagonista. In poche parole si tratta di inserire nella lingua della scrittura un mondo che non le appartiene, cioè creare in essa una memoria interculturale capace di integrare il percorso di vita della protagonista per assicurarne il futuro nella società che l’ha accolta. Tutto ciò svanisce attraverso la traduzione.

A scanso di equivoci il lavorio sulla lingua inglese non ha nulla a che fare con quanto comunemente viene definita padronanza della lingua. È tutto un lavoro di creatività che consiste nel sapere mettere in un rapporto dialogico, inclusivo, la lingua scritta con quella che rimane muta, ma mette a disposizione della scrittura la sua memoria storico-culturale: i ricordi della protagonista. Muta poi non completamente perché essa affiora in quei segmenti di lingua calabrese, sparsi per l’intera opera, per far sentire che essa è sempre lì in rapporto dialogico con la lingua che il lettore sta leggendo.

Inoltre va tenuto presente che la funzione della traduzione consiste nel rendere accessibile l’opera ad un numero sempre maggiore di lettori. Per quanto ovvio possa esserne lo scopo l’operazione in se si rivela insidiosa quando si traduce un romanzo come Le donne di Saturno, proprio perché esso si svolge in due lingue, ma viene composto in una. Traducendo il romanzo nella prima lingua della protagonista, e cioè in quella lingua che ha fornito alla scrittrice tutti i ricordi in essa depositati, si va incontro ad un surplus di informazioni, di cui il lettore italiano non ne intuisce la funzione creativa, cioè dialogica, ma è portato a ritenerle inutili perché le sono più o meno note. A tale proposito ricordo la confidenza dello scrittore di lingua tedesca Ota Filip, che parlando della sua auto-traduzione in lingua ceca del romanzo Der siebte Lebenslauf. Autobiografischer Roman (2001), mi diceva che aveva dovuto ridurlo di un terzo. Lo aveva dovuto fare perché tante informazioni necessarie al lettore di lingua tedesca sarebbero state inutili per un lettore di lingua e cultura ceca. Esiste un antidoto all’insidia? Credo di no! Tocca sempre a chi ha scritto l’opera deciderne la traduzione. Per quanto riguarda il romanzo Le donne di Saturno la scrittrice Connie Guzzo-McParland ha deciso di salvaguardare l’integrità dell’originale affidandosi alla sensibilità di chi lo leggerà nella sua lingua, ovvero in italiano.