Editorial 3 (2018)

· Sabrina Maag – Ursula Reuter-Mayring – Birgit Ulmer ·


PID: http://hdl.handle.net/21.11108/0000-0007-CA89-B
[Versione italiana]

«Oggi forse lo si leggerà con altri occhi, visto che ogni giorno gli uomini di razza umana sono costretti a riscattare con un soprappiù d’amore le malefatte di qualcuno dei tanti razzismi», so zitiert Tommaso Pepe in seinem Beitrag zur Counter-Memory an die Shoah in der italienischen Nachkriegszeit eine Aussage von Giacomo Debenedetti aus dem Jahr 1961. Dass wir heute in Europa eine neue bestürzende Aktualität beim Lesen dieses Satzes erkennen, erschüttert und ermahnt uns. Ergänzend und überaus aktuell sind in diesem Kontext Vittorio Pradas Ausführungen zum cuore nero Italiens, die zeigen, wie erschreckend salonfähig, ja mehrheitsfähig, alte und überwunden geglaubte Muster nationalistischer Rhetorik und Symbolik wieder geworden sind oder vielleicht auch immer waren, jeweils nur mehr oder weniger offensichtlich. Die Verbindung, die hier aufgezeigt wird durch den Bogen von der direkten Nachkriegszeit zur aktuellen Situation in Italien, ist durch eine große Ambivalenz gekennzeichnet: auf der einen Seite ist sie erschreckend, auf der anderen Seite ist es notwendig, sich ihrer bewusst zu werden und zu stellen. Angesichts der genannten Entwicklungen und Phänomene, die vielleicht sogar als Nachhall der von Marijana Erstić benannten ‹Verunsicherung› zu sehen sind, gewinnen diese Überlegungen zusätzliche Aktualität.

Die Ambivalenz ist ein wichtiges Moment, das den genannten Beiträgen wie auch denen, die dem Thema der ‹Brücke› gewidmet sind, gemein ist. Deren AutorInnen widmen sich den unterschiedlichsten Facetten und thematisieren dabei ‹trennen› ebenso wie ‹verbinden›, ‹austauschen›, ‹übersetzen› oder ‹zuhören›: Die Brücke vereint nicht nur das Getrennte, sondern kann auch eine unüberwindliche Kluft erst markieren, so Alberto Giorgio Cassani in seinem Beitrag: «poiché le separazioni possono unire più dei ponti.» Zugleich Verbindung und Offenlegung einer nicht endgültig zu überbrückenden Distanz ist auch die Übersetzung, wie Franca Janowski in ihrem Beitrag zur Übersetzungsgeschichte des Wortes ‹disio› bei Dante zeigt. Beide sind ebenso wie Luca Farullis Artikel «L’ascolto come ponte» Beiträge, die aus einer Tagung des Italienzentrum / IZKT Stuttgart: Die Brücke zwischen Artefakt und Symbol / Il ponte tra artefatto e simbolo (17.–18.11.2016) hervorgegangen sind.

Von mehr oder weniger gelungenen Brückenschlägen spricht auch der Beitrag Jacopo D’Alonzos, der Agambens Mittelstellung zwischen zwischen Linguistik und Philosophie deutlich macht, dessen Benveniste-Lektüre jedoch als ein Beispiel für eher misslungene Interpretationstätigkeit liest.

Auf eine noch andere Weise schlägt schließlich auch der letzte Beitrag in der Rubrik «Artikel» eine Brücke: Das reiche und noch kaum bearbeitete Corpus von Buch-Illustrationen zu Lodovico Ariostos Orlando furioso der Privat-Sammlung Ulrich Wilke spannt einen Bogen vom 16. Jahrhundert bis in die Gegenwart. Eine erste Vorstellung der Sammlung übernimmt in dieser Ausgabe der Journalist Jürgen Weichardt. Horizonte —Neue Serie • Nuova Serie hofft sehr, das Interesse von kunsthistorischen, buch- oder literaturwissenschaftlichen Fachkreisen wecken zu können; die Redaktion steht gerne für weitere Informationen bereit.

Bei den literarischen Stimmen handelt es sich auch dieses Mal wieder um Erstveröffentlichungen. Bei aller Vielfalt führen sie uns in der vorliegenden Ausgabe auf ihre jeweils sehr eigene Art an ‹fremde› Orte und überbrücken so mit den Mitteln der Kunst nicht nur geographische Distanzen, sondern auch kulturelle Unterschiede: Während uns der kurze Text von Paolo di Paolo in ein Prag aus dem Reiseführer versetzt und dabei auch an Kafka nicht vorbeikommt, geht es mit der eigens für Horizonte vefassten graphic novel von Elettra Stamboulis und Gianluca Costantini in eine arabische Wüste; Bärbel Setzepfand wiederum nähert sich lyrisch und über-setzend dem italienischen Liedermacher Gianmaria Testa. Wir danken allen Autorinnen und Autoren sowie Zeichnern herzlich für die von ihnen gewährten Einblicke in ihre Arbeit.

Abgerundet wird auch diese Ausgabe schließlich von einer Reihe Rezensionen zu neueren wissenschaftlichen und literarischen Veröffentlichungen. Auch hier sind wir allen Rezensentinnen und Rezensenten zu Dank verpflichtet, ebenso den Verlagen, die bereit waren, entsprechende Exemplare zur Verfügung zu stellen.

Ein weiterer großer Dank geht an die Künstlerin Antje Sträter und an Jakob Steinberger (Kunstverein Aichach). Sträters Bild «Entzweiung», das auf dem Cover zu sehen ist, beschäftigt sich mit dem schon erwähnten Spannungsverhältnis von Verbindung und Distanz, das dem Thema der Brücken inhärent ist, und bringt somit in der Kunst zur Anschauung, was als roter Faden den gesamten Band durchzieht.

Wir wünschen allen Leserinnen und Lesern auch bei der dritten Ausgabe von Horizonte — Neue Serie • Nuova Serie eine anregende und interessante Lektüre und denken derweil bereits über die Ausgabe des kommenden Jahres nach… per continuare,

die Herausgeberinnen.

«Oggi forse lo si leggerà con altri occhi, visto che ogni giorno gli uomini di razza umana sono costretti a riscattare con un soprappiù d’amore le malefatte di qualcuno dei tanti razzismi», così Tommaso Pepe cita nel suo contributo al Counter Memory per la Shoah nel Dopoguerra italiano un’affermazione di Giacomo De Benedetti del 1961. Che oggi in Europa, leggendo questa frase, vi riconosciamo una nuova sconcertante attualità, ci lascia scossi e ci è di ammonimento. Complementari e quanto mai attuali sono in questo contesto le considerazioni di Vittorio Prada circa il cuore nero dell’Italia, che mostrano quanto terribilmente decorosi, tali da incontrare il sostegno della maggioranza, siano tornati ad essere modelli della retorica e del simbolismo nazionalista ormai vecchi e creduti superati, o quanto forse lo sono sempre stati, in modo più o meno evidente di epoca in epoca. Il legame, qui illustrato nel passaggio dall’immediato Dopoguerra all’attuale situazione italiana, è caratterizzato da una grande ambivalenza: da una parte esso è spaventoso, dall’altra è necessario rendersene conto e affrontarlo. Considerati dunque questi sviluppi e fenomeni, in cui forse si può riconoscere persino l’eco di ciò che Marijana Erstić chiamava il ‹disorientamento›, tali riflessioni acquisiscono maggiore attualità.

L’ambivalenza è un momento importante che accomuna il contributo citato e anche quelli che vertono sul tema del ‹ponte›. I loro autori si dedicano agli aspetti più disparati e tematizzano il ‹dividere› così come l’‹unire›, lo ‹scambiare›, il ‹tradurre› o l’‹ascoltare›: il ponte non solo unisce ciò che è diviso, ma può anche evidenziare un divario incolmabile, secondo quanto sostiene Giorgio Cassani nel suo contributo: «poiché le separazioni possono unire più dei ponti.» Al contempo connessione e divulgazione di una distanza non superabile definitivamente è la traduzione che Franca Janowski mostra nel suo contributo sulla storia della traduzione del termine ‹disio› in Dante. Come l’articolo di Luca Farulli «L’ascolto come ponte», sono entrambi contributi scaturiti da un convegno del Centro Studi Italia / IZKT Stuttgart: Die Brücke zwischen Artefakt und Symbol / Il ponte tra artefatto e simbolo (17.–18.11.2016).

Della realizzazione di ponti più o meno riusciti parla anche il contributo di Jacopo D’Alonzo, che rende evidente la posizione intermedia fra linguistica e filosofia di Agamben, pur guardando alla sua lettura di Benveniste come all’esempio di una interpretazione infelice.

In ancora un altro modo, infine, getta un ponte anche l’ultimo contributo della rubrica «Articoli»: il ricco e non ancora del tutto esaminato corpus delle illustrazioni dell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto della collezione privata Ulrich Wilke traccia una parabola dal XVI secolo fino ai giorni nostri. Una prima presentazione della collezione è fornita in questa edizione dal giornalista Jürgen Weichardt. Horizonte —Neue Serie • Nuova Serie spera di poter destare l’interesse degli esperti di settore della storia dell’arte, della bibliologia e delle scienze letterarie, la redazione è a disposizione per ulteriori informazioni.

Anche questa volta le voci letterarie costituiscono prime pubblicazioni. Nella presente edizione esse ci portano, pur nella loro varietà, ciascuna a modo suo in luoghi ‹stranieri› e superano così, con i mezzi dell’arte, non solo distanze geografiche, ma anche differenze culturali: mentre il breve testo di Paolo Di Paolo ci trasporta nella Praga delle guide turistiche senza neanche tralasciare Kafka, nel graphic novel di Elettra Stamboulis e Gianluca Costantini, scritto appositamente per Horizonte, la strada conduce in un deserto; Bärbel Setzepfand invece si accosta liricamente, traducendolo, al cantautore Gianmaria Testa. Ringraziamo di cuore tutte le autrici e gli autori così come i disegnatori per gli sguardi sul loro lavoro che ci hanno donato.

Come la precedente, anche la presente edizione è completata da una serie di recensioni di pubblicazioni scientifiche e letterarie più recenti. Anche in questo caso i nostri ringraziamenti vanno ai recensori, così come alle case editrici, che ci hanno messo a disposizione i rispettivi esemplari.

Un altro sentito ringraziamento è rivolto all’artista Antje Sträter e a Jakob Steinberger (Kunstverein Aichach). Il dipinto di Sträter «Entzweiung» (it. «separazione»), che appare in copertina, si occupa della già citata tensione fra legame e distanza, inerente al tema dei ponti, e rende manifesto con l’arte il filo rosso che attraversa l’intero volume.

Auguriamo dunque a tutte le lettrici e i lettori anche nella terza edizione di Horizonte —Neue Serie • Nuova Serie una lettura stimolante e interessante e pensiamo già all’edizione del prossimo anno… per continuare,

le editrici.