Paolo Aquilanti: Il caso Bontempelli. Una storia italiana
Palermo: Sellerio 2020, 185 pp., Euro 12,00
ISBN: 978-883-894-128-3

· Sandra Milanko ·


PID: http://hdl.handle.net/21.11108/0000-0007-F454-7

Dopo quello che la studiosa Jacqueline Spaccini ha giustamente chiamato il «silenzio raggelante»1 degli studi su Massimo Bontempelli tra gli anni Cinquanta e Settanta dello scorso secolo, seguito poi da un modesto ma graduale incremento di interesse editoriale e critico nei decenni successivi, si può concludere già dai suoi inizi che il ventunesimo secolo è più benevolo verso uno degli autori più originali e prolifici del Novecento italiano. I primi due decenni, infatti, hanno visto ben quattro convegni dedicati all’ideatore del realismo magico di impronta italiana ed europea a distanza di relativamente pochi anni (a Caen nel 2007 e 2008, a Lubiana nel 2013 e a Parigi nel 2018) rispetto al ventesimo secolo che ne vanta uno solo a Trento nel 1991. Agli atti dei rispettivi convegni (di cui quei parigini sono in corso di pubblicazione), singole monografie (come, per esempio, quella di Ugo Piscopo, Massimo Bontempelli. Per una modernità delle pareti lisce del 2001) e interi numeri delle riviste L’illuminista (del 2005 e 2016) e Il caffè illustrato (2004) dedicati a Bontempelli, negli ultimi anni si aggiungono, finalmente, riedizioni di alcune sue opere (anche se si tratta di quelle più ristampate all’interno del suo opus2), nuove traduzioni (ricordiamo almeno quella di Patricia Gaborik per il pubblico anglosassone, Watching the Moon and Other Plays del 2013) e persino memorialistica, come l’autobiografico Album di vestiti di Paola Masino, a cura di Marinella Mascia Galateria del 2015 (preceduto da Io, Massimo e gli altri. Autobiografia di una figlia del secolo del 1995).

A confermare la riscoperta di Bontempelli sia da parte dei critici che da parte dei lettori si propone questa volta un volumetto, piccolo solo per le sue dimensioni, intitolato Il caso Bontempelli. Una storia italiana, scritto da Paolo Aquilanti e pubblicato da Sellerio nel 2020. Incluso nella collana Il divano, nella quale, osserva l’editore, «figurano […] libri divaganti e originali, fatti ignoti e stravaganti curiosità letterarie di grande ricchezza intellettuale e di raffinata eleganza»3, il libro, per il suo carattere ibrido tra memorialistica, biografia romanzata e romanzo parlamentare, nonché uno stile asciutto, ma allo stesso tempo squisitamente letterario, vi trova il suo giusto posto, preceduto dalla riedizione degli scritti di viaggio bontempelliani Noi, gli Aria del 1994.4 Il caso a cui si riferisce il titolo dell’opera fa parte di ogni biografia di Bontempelli e riguarda la sua espulsione dal Senato (eletto due anni prima nella lista del Fronte Popolare) per aver curato nel 1935 l’antologia scolastica Oggi, ritenuta un libro scolastico di propaganda fascista. Si tratta di una qualifica che, secondo la legge elettorale dell’epoca, rendeva gli autori di tali opere ineleggibili per i primi cinque anni del parlamento repubblicano. Anche se alcuni aspetti dell’argomento, come lo stesso rapporto di Bontempelli con il fascismo, sono stati già trattati da diversi studiosi dell’opera bontempelliana, l’approccio che Paolo Aquilanti, Consigliere di Stato, ma per molti anni consigliere parlamentare al Senato, prende e nella breve prefazione ritiene «in aderenza ai fatti e con licenze d’immaginazione» (p. n. n.), è alquanto inedito. L’autore, infatti, ricostruisce in chiave documentaristica e letteraria quella giornata del 2 febbraio 1950, servendosi minuziosamente delle fonti documentarie (le relazioni di maggioranza e di minoranza della Giunta delle elezioni del Senato, gli interventi durante la discussione, titoli e brani degli articoli dei giornali, l’unica relazione di Bontempelli al Senato, ecc.), letterarie (citazioni da Periferia di Paola Masino, Stato di grazia di Bontempelli, ma anche da alcuni suoi articoli giornalistici, inserite all’interno del testo), autobiografiche (i due volumi di scritti autobiografici di Masino) e di quelle, infine, puramente fittizie (ci riferiamo, per esempio, al personaggio di Tommaso, l’immaginario amico e collega di Bontempelli al Senato che segue la vicenda da vicino). Il risultato del montaggio di tutti questi elementi è un insolito collage, un breve romanzo (o racconto lungo) eterodiegetico che racconta la giornata innanzitutto attraverso gli occhi del protagonista, lo scrittore e senatore Bontempelli, ma la narrazione è arricchita anche dalla focalizzazione sui personaggi di Paola Masino, Tommaso e persino qualche figura minore. Le quattro parti del romanzo (Mattino, Pomeriggio, Sera, La mattina dopo, tra cui la seduta pomeridiana dedicata all’accesa discussione sulla convalida di Bontempelli occupa maggior pagine del libro) corrispondono alla giornata dell’espulsione e alla mattina successiva. Il romanzo ricostruisce non solo la storia dell’espulsione, offrendone un’analisi dal punto di vista giuridico, ma anche la figura di Bontempelli, basata prevalentemente sugli scritti autobiografici di Masino fino ai minimi dettagli. Ci riferiamo, per esempio, all’attenzione ai vestiti che innescano ricordi più intimi e piacevoli sia di Bontempelli che di Masino («Esce in terrazza, con il pullover blu da marinaio, quello di Castiglioncello, regalatogli da lei e uguale a quello che aveva regalato a Pirandello», p. 18), alle lunghe passeggiate di Bontempelli per le vie e piazze di Roma, scandite da sigarette, caffè e martini nei posti preferiti («una sigaretta ancora lo aiuta a considerare l’insieme», p. 161), alla passione di Bontempelli per la sua Fiat 522, il cinema, le librerie, l’architettura. Infatti, è proprio mentre la coppia ammira insieme il Palazzo Spada che l’autore gli fa professare il loro credo di arte e vita:

[M.B.] Vedi? Ci ricorda la necessità di vigilare sulla profondità apparente delle cose della vita.

[P.M.] Anche sul fatto che si può vedere oltre la materia fisica e si può rappresentare in forma visibile ciò che immaginiamo.

[M.B.] Noi due ne abbiamo fatto una ragione di vita, non credi?

[P.M.] Sì, è la parte migliore di noi. In fondo potresti avere ragione, tra poco ascolterai parole rozze e altre sofisticate e profonde, a tuo favore e contro di te, ma molte di queste saranno solo la dissimulazione di una realtà più prosaica, in un senso e nell’altro.

[M.B.] Magari è proprio così, ma intanto guardiamo ancora una volta questo prodigio. Sai che non ho mai voluto avvicinarmi per scoprire l’inganno? Mi basta saperlo. (pp. 83–84)

Attraverso le lunghe passeggiate romane, veri e propri itinerari bontempelliani i cui punti ideali sarebbero il Viale Liegi, Villa Borghese, il Pincio, il caffè Aragno, la casa di Pirandello, piazza Navona, lo stesso Senato e tanti altri, emerge da protagonista la stessa Roma, scelta da Bontempelli come dimora definitiva agli inizi degli anni Venti, ma presente nella sua opera sin dalle prime novelle giovanili. I suoi luoghi, proprio come i vestiti, fanno scattare ricordi di un sodalizio amoroso e artistico e ne offrono un’immagine straordinariamente vivida e realistica: «Perso nei suoi ricordi, Massimo si alza e si avvia verso il Pincio, il luogo della prima passeggiata con lei. Ricorda il rosa e il bianco del suo abito di ventenne incantevole» (p. 55).

Se prendiamo in considerazione la parte più strettamente giuridica del romanzo, si entra altrettanto vividamente nell’atmosfera dei primi anni del secondo dopoguerra, segnata anche da contraddizioni come la caccia alle streghe da parte di quelli che erano ugualmente o addirittura più compromessi con il regime, il che rende il caso di Bontempelli «una storia italiana». La discussione sulla sua convalida fa emergere questioni sul rapporto tra la dimensione pubblica e quella privata, tra la giustizia e la legge o sulla strumentalizzazione della legge anche per i più meschini motivi personali. Particolarmente interessanti sono le considerazioni sull’incostituzionalità della norma applicata a Bontempelli, una delle possibili posizioni di difesa che il gruppo del PCI decise di ignorare interpretando sia la norma che l’antologia in questione a favore di Bontempelli.

La sua espulsione dal Senato ha indubbiamente contribuito a quel «silenzio raggelante» nei decenni successivi («E l’espressione pubblica della mia vita si è ammalata», p. 163) e all’etichetta dello ‹scrittore italiano compromesso con il regime›. Grazie a questo volume, presentato di recente anche allo stesso Senato, si è fatto un passo in avanti verso la «guarigione» della sua «espressione pubblica» (p. 163) che, però, per i veri conoscitori e ammiratori di Bontempelli e della sua opera non era nemmeno necessaria. Loro, invece, o quelli che devono ancora diventarlo, si immergeranno con piacere nella lettura di questo romanzo, schizzando, insieme a Paolo Aquilanti, ritratti di due straordinarie personalità del Novecento letterario.

  1. Jacqueline Spaccini, «‹Sul filo di ferro al sesto piano›: tra vita immaginaria e autobiografia fittizia. Vita, morte e miracoli (o pressappoco) di Massimo Bontempelli», in Bollettino ‘900, n. 1-2, 2010, URL: http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/, consultato il 29 maggio 2021.
  2. Ci riferiamo, per esempio, all’edizione più recente del romanzo Gente nel tempo, curato da Marinella Mascia Galateria e uscito nel 2020 presso Utopia Editore il quale ha anche annunciato la prossima pubblicazione di altri romanzi di Bontempelli, ritenuti di maggior successo e tra i più ristampati, Il figlio di due madri e Vita e morte di Adria e dei suoi figli.
  3. URL: https://sellerio.it/it/catalogo/Divano/15, consultato il 29 maggio 2021.
  4. La rinomata casa editrice siciliana aveva anche la lungimiranza di inserire Bontempelli tra i suoi autori pubblicando uno dei suoi capolavori La scacchiera davanti allo specchio nel 1981 e 2002, ma anche la sua traduzione di Amore e Psiche di Apuleio nel 1992, anch’essa all’interno della collana Il divano.