Alessandro Di Chiara (a cura di): Eva Tea. Interprete e pedagogista delle arti. Firenze: Le Lettere 2023, 238 pp., con immagini b/n, Euro 18,-, ISBN: 978-8893664288
Pubblicato da Le Lettere e per le cure di Alessandro Di Chiara lo scorso 2023, il volume Eva Tea. Interprete e pedagogista delle arti raccoglie i risultati del simposio organizzato nell’aprile dello stesso anno dal Dipartimento di Comunicazione e Didattica dell’arte dell’Accademia di Belle Arti di Brera, col patrocinio dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere.
Storica dell’arte, archeologa, docente a Brera e alla Cattolica, autrice dotata di un’individualità netta per stile e orientamento intellettuale, animatrice attenta ai risvolti anche teoretico-sociali della vita artistica e alla «prospettiva olistica dei saperi» (così Iovane, a p. vii): numerose, insomma, le facce del prisma che concorrono a definire la figura di Eva Tea (1886–1971) e che fanno di questo libro una tessera importante nell’economia della ricerca filosofica, artistica e, non ultimo, paideutica che proprio l’Accademia sta portando avanti da qualche tempo – si ricordino le precedenti pubblicazioni su Sanesi, Parini e Soave. Paidéia è, del resto, il lemma-passepartout che ricorre in varie forme nell’intero libro: si tratta, in altre parole, di un ‹discorso sull’arte› per cui i linguaggi peculiari della rappresentazione plastico-figurativa procedono di pari passo con un’instancabile ricerca di senso e vi affiancano, per Eva Tea come per altre figure attive in seno all’Accademia, un ancora attuale ‹discorso sulla persona›, imprescindibile oggetto e/o fine tanto del processo artistico quanto di quello didattico, da intendersi completamente immerso nell’ottica più ricca e molteplice dell’educazione come quella di una progettualità antropico-spirituale dell’individuo.
Ad aspetti storici e documentari si dedicano relazioni sugli intensi anni milanesi di Eva Tea: i rapporti con monsignore Polvara, la Scuola Beato Angelico, l’Opera Modelle e riviste come «Theatrica» e «Marta e Maria» di cui parla don Bordoni nelle Note su Eva Tea e la Scuola Beato Angelico (pp. 19–30), dimostrandone l’ispirazione spirituale e la sensibilità di fronte a situazioni di svantaggio socioeconomico che, altrimenti lasciando esposte a molti vulnera le fasce fragili della popolazione, diventano strumenti di piena dignità; i rilievi incentrati sulla Eva Tea docente, nelle pagine di Raffaella Pulejo (Storia dell’Accademia di Brera raccontata da Eva Tea, pp. 85–98) che ricostruiscono la visione didattica di Eva Tea, la sua capacità di immaginare l’Accademia e partecipare al dibattito sullo statuto dei percorsi di formazione in ambito artistico; oppure, lo studio delle fluide inferenze che si creano fra storia dell’arte e danza, centro nevralgico di un’assidua ricerca storico-iconografica che persegue l’idea di un dialogo interdisciplinare stabile, fondato sul «ritorno alla concezione ritmica e armonica del movimento principio fondamentale di orientamento per tutte le arti» e su cui si sofferma Valter Rosa (Eva Tea, la storia dell’arte e il «moto plastico», pp. 61–83; cit. da E. Tea, p. 74).
La spiccata capacità di farsi punto di raccordo fra l’antico e il moderno è quanto porta Eva Tea a scontornare per sé e per il suo magistero una voce chiaramente personale. È un’Eva Tea ‹pioniera› e dotata, nei vari agganci lavorativi, editoriali e scientifici che le si propongono, di un potere dialettico ragionato e saldo, capace di renderla partecipe in forme diverse alla costruzione di un progetto culturale ed educativo insieme – peraltro attraversando decenni cruciali come per esempio il Trenta-Quaranta, di delicata interazione tra ideologie ed eventi storici che pensano e rimodellano gli spazi della cultura e della formazione.
In questo senso, il volume propone casi-studio davvero interessanti. C’è spazio per interventi d’impostazione tematica (Rosanna Ruscio, Eva Tea e le occasioni di critica. Note e osservazioni su esposizioni ed artisti, pp. 45–59; la ricca analisi su pre-testi ideo-metodologici di Domenico Scudero, in Eva Tea e il problema della forma in Acconciature, pp. 143–153), ma c’è spazio anche per la ricostruzione della società artistico-letteraria del Novecento, affidata ad archivi e carteggi. Tanto significativi sono i rapporti epistolari intrattenuti con bibliotecari e stimati interlocutori d’arte quali furono Elisa Guastalla, il marito Corrado Ricci, o Santi Muratori (ne scrive e dà una prima lettura A. G. Cassani, rinvenendone le importanti testimonianze nella Biblioteca Classense di Ravenna, alle pp. 99–120), l’interlocuzione con Giacomo Boni e i materiali dell’archivio Boni-Tea studiati da Sandro Scarrocchia e Rita Pezzola (pp. 155–189); e di notevole, sicuro, interesse è lo studio condotto da Claudio Gamba (pp. 31–44) sulla collaborazione con l’Enciclopedia italiana, dacché lascia emergere la personalità critica e stilistica di Eva Tea andando a enucleare il modo professionale, dinamico e personale con cui ella si rapporta a temi d’indagine diversi e a interlocutori di differente e talvolta distante tempra o forma mentis, come Ugo Ojetti, Pietro Toesca e Giovanni Gentile.
Il dialogo intellettuale procede anche a una distanza di meno immediata risoluzione, come quella cronologica, e fa sempre convergere con particolare attenzione ricerca e paidéia. Centrali, in quest’ottica, lo studio di Paolo Bartesaghi (peraltro curatore di alcune osservazioni inedite, in calce al volume) e la riflessione filosofica proposta da Alessandro Di Chiara e Simone Turco. Nella sintonia con Giuseppe Parini e con i noti princìpi che sostanziano un ‹bello› dolce e utile, Bartesaghi commenta quasi ad verbum i passi più significativi di alcuni scritti di Tea, fra cui Il professore del 1948, e ci permette di recuperare il profilo etico ed estetico della studiosa, rintracciabile nella filigrana del poeta di Bosisio (Eva Tea interprete di Parini, pp. 121–142). Sintonia, appunto, che si accentra attorno a una precisa concezione della ‹missione culturale›, se possiamo genericamente così definirla, tra téchne e aspirazioni ideo-spirituali, e che si ritrova anche una rete fitta di letture e magisteri, proiettati in una dimensione diacronica sempre più ricca e articolata. Radici filosofiche a lungo e profondamente assimilate e ridiscusse, domande-pungolo sullo statuto dell’artista che (seguendo Di Chiara, pp. 3–17, e Turco, pp. 193–207) la pedagogia di Eva Tea rinviene nel dialogo con le Scritture, presocratici, Padri della Chiesa e teologi medioevali (il caso-Witelo), esponenti dell’Idealismo e (significativamente) col Dante del Purgatorio, tendendo all’individuazione di una «quidditas dell’arte» (Turco, p. 206) e di un «percorso spirituale che vuole collaborare all’ottavo giorno della creazione, l’unica possibilità per eludere la melanconia dell’uomo di genio» (Di Chiara a p. 16).
Indice generale del volume
Giovanni Iovane: Saluti della Direzione (pp. vii–viii)
Raffaella Pulejo: Prefazione (pp. ix–xi)
«Eva Tea interprete e pedagogista delle arti»:
Alessandro Di Chiara: Eva Tea e il cammino filosofico dell’artista (pp. 3–17)
Don Umberto Bordoni: Note su Eva Tea e la Scuola Beato Angelico (pp. 19–30)
Claudio Gamba: Eva Tea tra Ojetti e Toesca. La collaborazione alla Enciclopedia Italiana Treccani (1926–31) (pp. 31–44)
Rosanna Ruscio: Eva Tea e le occasioni di critica. Note e osservazioni su esposizioni ed artisti (pp. 45–59)
Valter Rosa: Eva Tea, la storia dell’arte e il «moto plastico» (pp. 61–83)
Raffaella Pulejo: Storia dell’Accademia di Brera raccontata da Eva Tea (pp. 85–98)
Alberto Giorgio Cassani: «Si parte sempre migliori da Ravenna». Eva Tea a Ravenna: i documenti dell’Archivio Storico della Soprintendenza e il carteggio con Elisa Guastalla, Corrado Ricci e Santi Muratori della Biblioteca Classense (pp. 99–120)
Paolo Bartesaghi: Eva Tea interprete di Parini (pp. 121–142)
Domenico Scudero: Eva Tea e il problema della forma in Acconciature (pp. 143–153)
Sandro Scarrocchia: Eva Tea e Giacomo Boni (pp. 155–166)
Rita Pezzola: «Ascoltare tacendo». La voce di Eva Tea nell’Archivio Boni-Tea conservato all’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere di Milano (pp. 167–189)
«Studi»:
Simone Turco: Ispirazione, attuazione e “anima-idea”. Eva Tea e la teoresi dell’arte (pp. 193–207)
[Eva Tea], Inedite riflessioni sulla filosofia antica e medioevale, a cura di Paolo Bartesaghi (pp. 209–219)
Indice dei nomi (pp. 221–228)
Gli Autori (pp. 229–236)