Francesca Giannone: La portalettere. Milano: Editrice Nord 2023, 416 pp., Euro 19,-, ISBN: 978-8842934844
Il dipinto ritrae il volto di una donna con i capelli raccolti, una camicia blu e un grande ciondolo dorato al collo, il suo sguardo intenso cattura chiunque le passi davanti. È la copertina de La portalettere, il romanzo d’esordio di Francesca Giannone che ancora oggi, a distanza di poco più di un anno e mezzo dalla pubblicazione, continua a figurare nelle classifiche dei libri più venduti in Italia1 . Basti pensare che, verso la fine del 2023, era sul podio al terzo posto, subito dopo il romance Dammi mille baci di T. Cole e Spare – il minore, l’autobiografia del Principe Harry2 . Un successo editoriale clamoroso, che non solo si è aggiudicato il Premio Bancarella 2023 e i cui diritti sono stati venduti in 19 Paesi, ma che presto diventerà anche una serie televisiva. Tutto sembrerebbe essere partito dal ritrovamento di un biglietto da visita, quello di Anna Allavena, bisnonna dell’autrice e, a detta della stessa, prima donna a svolgere la professione di portalettere in Italia3 . Ed è proprio alla sua figura che Giannone si è ispirata nella realizzazione di una saga familiare ambientata nell’Italia meridionale tra gli anni Trenta e Sessanta del Novecento.
Suddiviso in tre parti, il romanzo si apre e si chiude alla data del 13 agosto 1961, giorno in cui si celebrano i funerali di Anna. All’inizio della narrazione, lei è una giovane donna ligure che nel giugno del 1934 arriva nel paesino di Lizzanello assieme al marito Carlo, originario del luogo, con al seguito il figlioletto Roberto. Ad accoglierli c’è Antonio, fratello maggiore di Carlo, il quale si innamora di Anna al primo sguardo. Del resto, sembra impossibile non rimanere affascinati da questa donna: dotata di una bellezza straordinaria, non esita a rivelare fin da subito un carattere fiero e combattivo, che la porta inevitabilmente a scontrarsi la nuova realtà. Insofferente a una mentalità ristretta che vorrebbe relegarla solo al ruolo di madre e donna dedita alla cura della casa e della famiglia, Anna trova un’occasione di riscatto nel concorso come portalettere, che riuscirà a vincere grazie ai suoi titoli di studio. Il lavoro, che fino a quel momento era appannaggio esclusivamente maschile, le consentirà non solo di conoscere da vicino Lizzanello e i suoi abitanti, ai quali consegnerà lettere dal fronte, cartoline e missive d’amore, ma anche di costruirsi una nuova identità agli occhi di tutti, passando dall’essere la forestiera alla signora portalettere. Ma Anna farà molto di più, facendosi portavoce di battaglie a favore delle donne del paese, soprattutto quelle più emarginate: prostitute, orfane o semplicemente donne additate come ‹pazze› perché non rientranti nei canoni prestabiliti. La protagonista, la cui vita si muove sullo sfondo del secondo conflitto mondiale e dei cambiamenti sociali ed economici portati negli anni del boom economico nel sud Italia, si ritroverà ad affrontare la perdita del marito e a dover fare i conti con i suoi sentimenti nei confronti del cognato, con il quale avrà un rapporto platonico che durerà fino alla rottura insanabile tra i due, provocata da un evento drammatico che segna la conclusione del romanzo.
Fin dalle prime pagine, risulta evidente quanto il tema centrale sia quello dell’amore, declinato in tutte le sue forme e rappresentato come una forza a cui nessuno sembra in grado di sottrarsi, Anna e Antonio per primi. L’uomo, inizialmente felice per il ritorno dell’amatissimo fratello Carlo, è sempre più turbato dall’arrivo della cognata, la cui bellezza è quella di «una creatura che non apparteneva a quei luoghi.»4 Anche Anna capirà presto di provare qualcosa di più intenso del semplice affetto nei suoi confronti, e l’amore inconfessabile tra i due troverà nutrimento e spazio di crescita tra le pagine dei grandi classici della letteratura italiana e internazionale. Riprendendo il tema dantesco del libro ‹galeotto›, l’autrice mostra l’evoluzione della storia tra Anna e Antonio attraverso le loro letture condivise. Saranno le parole di Austen, Dostoevskij, Goethe, Pirandello e tantissimi altri autori e autrici a dare voce ai loro reciproci sentimenti inespressi:
«Sai, ho sottolineato un passo che mi ha fatto pensare a te.»
«A me? E perché mai?»
«Vuoi che te lo legga?»
«Certo che sì.»
Antonio sfogliò il libro finché non trovò la pagina che stava cercando. «Ecco qui.» E prese a leggere con voce calma: «‹Mi tormentava allora un’altra circostanza, il fatto che nessuno mi somigliava e io non somigliavo a nessuno. Io sono loro, e loro sono tutti›». Poi chiuse il libro e fissò Anna.
«È così che mi vedi?» chiese lei, col viso corrucciato.
«Tu è così che ti senti?»5
La figura di Antonio, oltre ad apparire totalmente condizionata dall’arrivo di Anna a Lizzanello, risulta anche l’unica che si schiera sempre dalla parte della protagonista, soprattutto nelle sue lotte di rivendicazione sociale, che partono dalla sfera privata e arrivano pian piano ad abbracciare quella della collettività. La candidatura di Anna come portalettere viene accolta con scetticismo e malumore da tutti, persino da Carlo, marito amorevole che, tuttavia, non riesce ad accettare la decisione della moglie, salvo poi aspettarsi il supporto incondizionato di lei, anticlericale convinta, quando decide di candidarsi a sindaco con l’appoggio della Democrazia Cristiana. L’unico che sembra non dubitare mai delle capacità di Anna è Antonio, che non esita ad aiutarla nella campagna per il suffragio femminile né per la realizzazione del suo progetto più ambizioso, la Casa delle Donne.
L’altro tema preponderante, ampiamente trattato nella prima parte dell’opera, è quello del classico incontro/scontro tra i due mondi, nello specifico tra nord e sud Italia, argomento ricorrente nella letteratura italiana. All’inizio della storia, è evidente l’insofferenza di Anna nei confronti della nuova realtà, alla quale tuttavia non sembra avere alcuna intenzione di adattarsi e che trova la sua massima rappresentazione nel rapporto che si instaura tra lei e la cognata, Agata, moglie di Antonio e archetipo della tradizionale donna del sud. L’entusiasmo iniziale con cui quest’ultima accoglie l’arrivo della cognata a Lizzanello viene ben presto smorzato da tutta una serie di atteggiamenti ‹fuori canone› da parte di Anna: invece di aiutarla a preparare il pranzo della domenica, va a sedersi in salotto con gli uomini di casa, non recita la preghiera prima del pasto e al bar prende il caffè corretto con la grappa. Anna, dal canto suo, sembra provare nei confronti di Agata lo stesso fastidio verso la comunità di Lizzanello, considerando la presenza della cognata invadente e, a tratti, asfissiante: «Anna aveva avuto l’impressione che la vita di Agata, prima del suo arrivo, fosse un oceano di solitudine e che lei fosse l’isola spuntata all’orizzonte, l’unica speranza di salvezza.»6
E proprio la solitudine sembra essere l’elemento che accomuna un po’ tutti i personaggi del romanzo, inclusa la protagonista, che nonostante gli anni trascorsi nel piccolo paese del Salento continuerà a portarsi addosso il marchio della straniera, mitigato solo in parte dal nuovo ruolo di portalettere che, se da un lato le attira critiche, dall’altro le permette di acquisire maggiore autorevolezza e portare avanti le sue lotte a favore dei diritti delle donne, senza cedere alle pressioni sociali. Per Anna il lavoro è un mezzo imprescindibile per l’affermazione di sé, poco importa se il prezzo da pagare sono solitudine e malelingue. Indipendentemente da ciò che il mondo esterno sembra pensare di lei, Anna prosegue per la sua strada, a testa alta e con incrollabile forza di volontà, ed è forse questo l’elemento che fa apprezzare maggiormente il personaggio. Per tutta la durata del romanzo, Anna mantiene il suo ruolo di elemento dissonante, che piomba nell’immobilismo del quotidiano e ne scardina certezze e consuetudini, con gesti e azioni che hanno l’impatto di vere e proprie rivoluzioni. Significativo il commento che le viene mosso quando inizia la raccolta firme per estendere il diritto di voto anche alle donne: ««Bah, il mondo al rovescio volete», aveva protestato l’anziano, non appena Anna aveva finito di leggere. […] «Perché, credete che finora sia stato dritto?» aveva replicato lei, risentita.»7
Non bisogna lasciarsi intimorire dalla ‹mole› di questo romanzo: nel complesso, La portalettere si configura come una lettura godibile e molto scorrevole. Ciò di cui forse si avverte maggiormente la mancanza, tuttavia, è l’approfondimento della componente storica, considerato che l’arco temporale in cui si svolge la narrazione è quello degli anni più drammatici e controversi della storia italiana contemporanea. In un recente articolo pubblicato sulla rivista doppiozero, il giornalista e scrittore Gianni Bonina ha fatto rientrare questo romanzo nel filone di quelle «saghe familiari scritte da autrici, di prolungata e amena lettura e allo stesso tempo di tipo variamente storico e a sfondo sociale, ma principalmente di tono amoroso.»8 Effettivamente, eventi cruciali come la Seconda guerra mondiale vengono appena accennati: se la prima parte del romanzo si conclude con lo scoppio della guerra, la seconda riprende direttamente dall’aprile del 1945, con un avviso radiofonico che annuncia la fine del conflitto. Le pagine successive riassumono in maniera alquanto sintetica le sorti di Lizzanello e dei suoi abitanti, sui quali la guerra sembra non aver lasciato segni tangibili, men che meno su Anna e la sua famiglia. Un altro elemento che sarebbe stato interessante vedere approfondito è quello dell’impatto della dittatura fascista sulle vite dei personaggi: l’argomento viene toccato brevemente in alcuni passaggi, fino a diventare più una nota di colore che un’effettiva testimonianza storica. A ogni modo, è chiaro che l’intento primario dell’autrice fosse quello di rendere omaggio alla figura della vera Anna Allavena e di provare a immaginare l’impatto di una portalettere donna in uno sperduto paesino del sud Italia nella prima metà del Novecento.
Sono tanti i fattori che determinano il successo di un libro. Tra questi, vi è sicuramente la capacità di cogliere un sentimento collettivo, attraverso personaggi che riescono a toccare le corde di lettrici e lettori. In effetti, al netto della storia in sé, ciò che più rimane impresso dopo la lettura di questo romanzo è la figura di Anna, la cui tenacia travalica la dimensione temporale e riesce ad arrivare a più generazioni di donne, anche a quelle talmente giovani da stentare a credere che un tempo, neanche un secolo fa, un diritto fondamentale come quello di voto fosse concesso soltanto agli uomini9 . Tema, quest’ultimo, che è riemerso con forza nel dibattito pubblico grazie anche all’acclamatissimo film di Paola Cortellesi, C’è ancora domani, e sul quale è fondamentale sensibilizzare le nuove generazioni, come ricordato anche da Giannone in un recente articolo: «se conosciamo quello che è accaduto prima di noi, se conosciamo le storie di chi ha abitato il mondo quando noi non c’eravamo, ecco, allora possiamo riconoscere in un lampo ciò che è sbagliato, e impedire che succeda di nuovo.»10
Bibliografia
letteratura primaria
Il Sole 24 ore, Le classifiche dei libri più venduti in Italia, divisi per genere e selezionati da Il Sole 24 ore, https://libri.ilsole24ore.com/classifica-libri-narrativa-italiana (ultimo richiamo: 11.06.2024).
Galeone, Salvatore, I dieci titoli più venduti nel 2023 secondo l’AIE, https://libreriamo.it/libri/10-libri-piu-venduti-nel-2023-aie/, 07.12.2023.
Giannone, Francesca, La portalettere, Milano: Editrice Nord, 2023.
letteratura secondaria
Rongo, Maria Grazia, Francesca Giannone: «La mia portalettere esempio di coraggio: parla alle donne di oggi», https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/cultura/1461517/francesca-giannone-la-mia-portalettere-esempio-di-coraggio-parla-alle-donne-di-oggi.html, 23.12.2023.
Bonina, Gianni, Il grado zero del romance, https://www.doppiozero.com/il-grado-zero-del-romance, 31.03.2024.
Giannone, Francesca, “Ma in che senso le donne non potevano votare?” , https://www.illibraio.it/news/scuola/francesca-giannone-il-libraio-scuola-1453530/#:~:text=%C2%ABMa%20in%20che%20senso%20le%20donne%20non%20potevano%20votare%3F%C2%BB, 14.05.2024.