Rezensionen

Leonardo Sciascia: Die Affaire Moro. Ein Roman.
Karlsruhe: Edition Converso 2023

Simonetta Puleio

Leonardo Sciascia: Die Affaire Moro. Ein Roman. Mit einem Essay von Fabio Stassi, neu aus dem Ital. übersetzt von Monika Lustig. Karlsruhe: Edition Converso 2023, 240 S., Euro 24,-, ISBN: 978-3-949558-18-4

Il Presidente della DC Aldo Moro, evocato dal titolo, era all’epoca dei fatti oggetto del libro una personalità di spicco della politica italiana degli anni ’70. E proprio lui, venne rapito il giorno 16 marzo 1978 ad opera delle Brigate Rosse e successivamente da loro assassinato.

A questa vicenda lo scrittore siciliano Leonardo Sciascia ha dedicato questo libro intitolato L’affaire Moro, uscito per la prima volta nel 1978, che è stato ora magistralmente ritradotto in tedesco dalla traduttrice Monika Lustig per i tipi della sua casa editrice Converso.

Nell’ambito del libro è spiegato molto bene quello che succedeva in Italia negli anni ’70, definiti ‹Anni di Piombo› (dalla traduzione in italiano del titolo del film di Margarethe von Trotta del 1981, Die bleierne Zeit): si tratta di un decennio in cui di anno in anno si susseguono attentati di varia matrice politica. In questo contesto matura la visione politica di due rappresentanti politici che adesso potremmo definire ‹visionari›, e cioè appunto Aldo Moro, a cui è dedicato il titolo di questo libro, ed Enrico Berlinguer, l’allora segretario del Partito Comunista Italiano. Aldo Moro era all’epoca del rapimento Presidente della Democrazia Cristiana, allora principale partito di governo, ed aveva già ricoperto per due volte l’incarico di Presidente del Consiglio. Il Partito Comunista Italiano godeva in quegli anni di un vasto consenso popolare e il Segretario stava cercando di concludere accordi politici con la DC.

La mattina del 16 marzo 1978 Aldo Moro si stava recando in Parlamento con la sua berlina di rappresentanza, seguito dall’auto della sua scorta personale, in cui erano presenti 4 agenti. Era appena partito da casa e in via Fani la sua auto è stata intercettata da un commando delle BR: gli uomini della scorta furono massacrati da numerosi colpi di pistola. Aldo Moro rimase illeso e fu trasportato via dall’auto. Furono portate via anche delle sue borse piene di documenti. Queste borse non furono mai ritrovate (come succederà qualche anno dopo con le agende rosse del giudice Paolo Borsellino).

Il romanzo di Sciascia si inserisce in questo senso nel filone dei romanzi documentaristici. Nell’ambito della letteratura e cultura italiana dell’epoca, Sciascia è sempre stato uno spirito critico: in questo caso non scrive un vero e proprio romanzo, come vediamo dal titolo stesso: Affaire Moro. Ma … che cos’è un affaire? È un episodio o un caso di una certa importanza, con risvolti politici e sociali, quasi un giallo.

La voce critica di Sciascia ha sempre avuto (come fino al 1975 anche quella di Pier Paolo Pasolini) un largo spazio nel campo della cultura e dei media dell’epoca in Italia. In un primo momento non aveva scritto nulla su questo tema: è stato però provocato da un giornalista che lo aveva incalzato relativamente a questi fatti e a quello che ne è conseguito. Decide quindi di intervernire soprattutto relativamente ai commenti alle lettere di Aldo Moro che furono scritte durante la sua lunga prigionia nella ‹prigione popolare› ad opera delle BR, inviate ai principali giornali dell’epoca e da essi pubblicate, dando così loro il grande risalto che meritavano. I compagni di partito di Moro temevano molto che dal contenuto di queste lettere trapelassero dei segreti di Stato di cui solo lo statista poteva essere al corrente: proprio per questo essi dichiararono ripetutamente alla stampa che quelle lettere non potevano essere state scritte da Aldo Moro, in quanto non ne riconoscevano lo stile: secondo loro Moro non era lucido al momento della stesura delle medesime: era di sicuro stato drogato dai suoi carcerieri, oppure i testi erano stati manipolati e contraffatti dagli stessi brigatisti che lo tenevano prigioniero prima di mandarli alle redazioni dei giornali.

Sciascia ha avuto il merito di non cercare di interpretare queste lettere, le ha pubblicate senza dar loro troppe interpretazioni: lo scopo è duplice, in primis è quello di contestualizzarle nel momento storico in cui sono state redatte e poi di fare emergere soprattutto lo spessore politico di Aldo Moro come uomo, a prescindere dalle implicazioni politiche ad esse connesse. Sulla base di queste lettere, Sciascia riesce a ricostruire la rete di pensieri che affollavano la mente di Aldo Moro in quel periodo così difficile della sua vita, e ci permette così di capire meglio la connessione con i fatti a monte del rapimento. Aldo Moro sa già che i suoi compagni di partito lo hanno condannato a morte perché non vogliono assolutamente trattare con i brigatisti. Moro non ha cessato però mai fino all’ultimo di pregare e di implorare i compagni di partito di trattare – è per questo che Sciascia definisce questo libro ‹religioso› perché in queste lettere Aldo Moro, un uomo incorrotto e incorruttibile, implora pietà nei confronti degli altri.

L’attualità del libro è un classico: Leonardo Sciascia è alla ricerca della verità e la ricerca della verità è un tema che deve essere sempre attuale. Nell’edizione del 1983 Sciascia aggiunge anche il testo della Relazione Parlamentare di inchiesta sul caso Moro, una relazione che l’autore ha voluto quasi riassumere, nella speranza che venisse letta più facilmente da tutti, non come le voluminose relazioni che non vengono lette da nessuno.

Questa è un’opera letteraria, ma l’autore dichiara il suo intento nel descriverla come ‹opera di verità›: a questo scopo aggiunge anche la relazione parlamentare presentata in Parlamento con il dichiarato intento di farla conoscere al grande pubblico. Ed è questo anche l’intento con cui Monika Lustig ha ripubblicato il libro nella collana Hardcover della sua casa editrice Converso.

In quanto nuova traduzione attualizzata troviamo anche la postfazione a cura di Fabio Stassi, pubblicata qui per la prima volta, con lo scopo di mettere in risalto l’acutezza e la profondità di questo lavoro di Leonardo Sciascia.

Ottima la chiusa del libro: in questo saggio conclusivo, redatto proprio per questa riedizione dell’opera di Leonardo Sciascia in tedesco, Stassi mette in risalto la tensione civile e la stanchezza dovuta alla drammatica tragicità della situazione evocata da Sciascia al momento della stesura de L’affaire Moro.

Nelle sue pagine viene magistralmente evocata la situazione contingente alla scomparsa di Aldo Moro, sottolineando soprattutto che la motivazione di fondo che sta alla base dello scritto di Sciascia è di tipo letterario e non solo storico, felice esito di una profonda riflessione da parte dell’autore.

Si ribadisce il legame profondo di Sciascia con Pier Paolo Pasolini nel momento in cui viene evocata la visione del corpo del Presidente della D.C. avvicinandola idealmente a quella del cadavere di Pasolini, entrambi vittime di morte violenta, in una visione della morte che Stassi ricollega alla sicilianità dello stesso Sciascia e al suo modo di intendere il passaggio dalla vita alla morte tipico della cultura dell’isola da cui è originario.

Il saggio di Stassi è anche ricco di citazioni e rimandi ai classici della letteratura mondiale che sono sottesi al testo di Sciascia, primo fra tutti Canetti: è proprio con una sua citazione che l’autore ha scelto di iniziare L’Affaire Moro, mentre la chiusa è affidata a Borges: «Tocca ora al lettore inquieto rileggere i capitoli sospetti e scoprire un'altra soluzione, la vera» (vedi nota di Stassi: Il racconto che cita Sciascia è «Esame dell’opera di Herbert Quain», in J. L. Borges, Finzioni).