Horizonte Ausgabe 8 Titelkunst
Literarische Stimmen

Riemergere

Dafne Graziano

«Dov’è il senso?»

Fissava ormai da un’ora lo schermo del pc. Aveva riletto la frase innumerevoli volte, ma il suo cervello si rifiutava di proseguire. Mancava poco meno di una settimana alla consegna della traduzione, e le sembrava di annaspare in quel mare di parole e frasi che le si accavallavano in testa senza sosta, onde fragorose che si andavano a infrangere contro le pareti del cranio. All’ennesima, infruttuosa rilettura, aveva spento il pc con rassegnazione ed era andata a dormire.

Trovare il senso.

Bene o male, il suo lavoro si poteva riassumere in quelle tre parole. A volte pensava fosse il mestiere più bello del mondo, altre volte avvertiva sulle spalle il peso di anni e anni di immersioni nei mari di parole altrui. C’erano giorni, come quello che si accingeva a finire, in cui avrebbe preferito non addentrarsi in acque così agitate. Avrebbe voluto mari sempre placidi, fatti di parole facilmente addomesticabili, pronte a ritirarsi al calare del sole.

Ma mare e parole non sono come noi, di notte non dormono.

Nel sonno, il suo corpo si muoveva a scatti, sballottato dalle maree, cavalloni di frasi che le si agitavano nel petto in rapidissima successione. Es war nur eine Frage der Zeit … den Atem anhalten … Tauch ein … Sie hatte lange darüber nachgedacht … Ich habe Angst davor, dass … und dann tauchte sie wieder auf … atmen … atmen … atmen … La massa liquida del testo era inarrestabile, le braccia vi si muovevano a fatica, come se dovessero farsi strada scavando nella terra. Sentiva i polmoni in fiamme, non riusciva a liberarsi dal groviglio dell’incubo. Atmenatmenatmen. Poi una sensazione come di risucchio, che la trascinava verso l’alto, verso la fine del sogno – o la fine di tutto? Mare e parole non sono come noi, di notte non dormono.

Atmenatmenatmen.

Aprì gli occhi e inspirò profondamente. Si toccò i capelli, erano asciutti, sul viso neanche una traccia d’acqua. Le gocce erano tutte dentro di lei, le grondavano in gola, si insinuavano tra le costole e si andavano a depositare più giù, dentro lo stomaco. Sedimenti di parole. Un’infiltrazione nelle fondamenta del suo cervello che si estendeva al resto del corpo.

Atmen.

Atmen.

Atmen.

Riaccese il pc, riprendendo da dove si era fermata il giorno prima. L’acqua si andava pian piano ad acquietare, le onde furiose si erano ridotte a lievi increspature, e anche il suo respiro era tornato regolare, dopo l’affanno della notte. Lentamente, il testo si trasformò in un mare perfettamente calmo, in cui si poteva avanzare con bracciate regolari, senza lottare per respirare.

Era solo una questione di tempo … trattenere il fiato … Immergiti … Ci aveva riflettuto molto… Ho paura che … e poi riemerse … respirare … respirare … respirare …

Le dita scorrevano rapide sulla tastiera, le frasi che fino al giorno prima l’avevano scaraventata a terra senza sosta spezzandole gambe e respiro a ogni tentativo di rimettersi in piedi, ora erano carezze che le lambivano con dolcezza le caviglie, e nella loro ritrovata trasparenza finalmente mostravano piccoli sassi, conchiglie e qualche pesce fugace al di sotto della loro superficie.

Avanzò nell’acqua, si lasciò cingere ginocchia, fianchi, spalle. Prese un bel respiro e si immerse. Continuò ad andare giù, sempre più giù, voleva arrivare fino al cuore di quel mare i cui colori sfumavano dall’azzurro al blu scuro, toccare con entrambe le mani il senso nascosto di quel mondo subacqueo, un senso disposto a mostrarsi solo a chi lo avesse davvero cercato. In fondo, il suo lavoro si poteva riassumere tutto in quella immersione e nella successiva risalita verso la luce, nel mondo che conosceva. Nessun fuoco nei polmoni, solo la freschezza blu che le avvolgeva il corpo e nella riemersione continuava a sussurrarle tutte le parole di cui aveva bisogno, limpide come limpida tornava l’acqua man mano che si riavvicinava alla superficie.

Eccolo, il senso.

Riemerse, respirò a pieni polmoni. Si guardò intorno, in lei un misto di sicurezza e smarrimento. Il mondo che le avvolgeva la testa era lo stesso che aveva lasciato, o era un altro? E lei, chi sarebbe stata, una volta uscita dall’acqua? Nonostante gli anni passati a immergersi nei testi altrui, ogni volta era come la prima.

Si alzò per andarsi a preparare un caffè. Istintivamente, si toccò i capelli.

Erano asciutti, sul viso neanche una traccia d’acqua.

Gocce e parole erano tutte dentro di lei.

Dafne Graziano – nota biografica

Dafne Graziano è nata a Caserta nel 1992 e vive a Roma dal 2003. Si è laureata in Lingue Moderne all’Università degli Studi Roma Tre e attualmente si occupa di traduzione editoriale dal tedesco all’italiano. Nel 2022 ha ricevuto il Premio italo-tedesco per la traduzione letteraria (categoria esordienti) ed è stata borsista presso il Literarisches Colloquium di Berlino. È inoltre autrice di racconti brevi e poesie, che nel corso degli anni sono apparsi in diverse raccolte.

Wieder auftauchen

Dafne Graziano - aus dem Italienischen von Ursula Reuter-Mayring und Birgit Ulmer

«Wo ist der Sinn?»

Seit mittlerweile einer Stunde starrte sie auf den Bildschirm des PC. Sie hatte den Satz unzählige Male gelesen, wieder und wieder, aber ihr Verstand verweigerte sich. Nur noch eine knappe Woche bis zur Abgabe der Übersetzung und sie schien in diesem Meer aus Wörtern und Sätzen zu zappeln, die sich unablässig in ihrem Kopf überschlugen, tosende Wellen, die an ihre Schädelwände krachten. Nach immer neuem, fruchtlosen Lesen hatte sie resigniert, den PC ausgeschaltet und war schlafen gegangen.

Den Sinn finden.

In diese drei Wörter konnte man ihre Arbeit fassen, in etwa. Manchmal hielt sie es für die beste Tätigkeit der Welt, andere Male spürte sie das Gewicht vieler, vieler Jahre des Eintauchens in Wort-Meere anderer auf ihren Schultern lasten. Es gab Tage wie diesen, der nun bald enden würde, an denen sie sich lieber nicht in so bewegte Gewässer begeben hätte. An denen sie sich Meere wünschte, die immer ruhig waren, aus leicht zähmbaren Wörtern, die mit dem Untergang der Sonne selbst gern zur Ruhe kamen.

Doch Meere und Wörter sind nicht wie wir, sie schlafen nicht bei Nacht.

Ihr Körper zuckte im Schlaf, vom Seegang, den sich in schneller Folge brechenden Wellen aus Sätzen in ihrer Brust hin- und hergeworfen. Es war nur eine Frage der Zeit … den Atem anhalten …Tauch ein … Sie hatte lange darüber nachgedacht … Ich habe Angst davor, dass …und dann tauchte sie wieder auf … atmen … atmen … atmen … Die Flut des Textes war unaufhaltsam, mühsam, gerade so als müssten sie sich einen Weg durchs Erdreich bahnen, bewegten sich die Arme in der Masse. Ihre Lunge brannte, sie konnte sich nicht aus der Umklammerung dieses Alptraums befreien. Atmenatmenatmen. Dann ein gefühlter Sog, der sie nach oben zog, zum Ende des Traums – oder zum Ende von allem? Meere und Wörter sind nicht wie wir, sie schlafen nicht bei Nacht.

Atmenatmenatmen.

Sie öffnete die Augen und atmete tief ein. Sie fasste sich an die Haare, sie waren trocken, auf ihrem Gesicht nicht die geringste Spur von Wasser. Die Tropfen waren alle in ihr, sie rannen die Kehle hinunter, drangen zwischen die Rippen und sammelten sich weiter unten, im Bauch. Ablagerungen aus Wörtern. Einsickerungen in die Grundmauern ihres Gehirns, die sich im ganzen Körper ausbreiteten.

Atmen.

Atmen.

Atmen.

Sie schaltete den PC wieder ein, um an der Stelle weiterzumachen, an der sie am Tag zuvor aufgehört hatte. Allmählich wurde das Wasser ruhiger, die tosenden Wellen waren zu einem leichten Gekräusel geworden und auch ihr Atem ging nach dem Gekeuche in der Nacht nun wieder regelmäßig. Langsam verwandelte der Text sich in ein vollkommen ruhiges Meer, in dem man mit gleichmäßigen Zügen vorankam, ohne um Luft zu ringen.

Era solo una questione di tempo … trattenere il fiato … Immergiti … Ci aveva riflettuto molto … Ho paura che … e poi riemerse … respirare … respirare … respirare …

Rasch bewegten die Finger sich über die Tasten. Die Sätze, von denen sie noch bis zum vorangegangenen Tag ohne Halt zu finden ununterbrochen niedergeschmettert worden war und die ihr bei jedem Versuch, wieder auf die Füße zu kommen, die Beine weggerissen und den Atem geraubt hatten, umspülten nun sanft ihre Fußgelenke. Und in der endlich wiedergefundenen Klarheit zeigten sich unter ihrer Oberfläche kleine Steine, Muscheln und der ein oder andere umherflitzende Fisch.

Sie ging weiter hinein, das Wasser umfing Knie, Hüften, Schultern. Sie nahm einen tiefen Atemzug und tauchte ein. Immer tiefer und tiefer tauchte sie hinunter, wollte bis zum Herz dieses, in allen Schattierungen von hell- bis tief dunkelblau schimmernden Meeres vordringen, wollte mit beiden Händen den in dieser Unterwasserwelt verborgenen Sinn berühren, der sich nur denen zu erkennen gab, die wirklich nach ihm suchten. Im Grunde ließ sich ihre Arbeit in dieses Eintauchen fassen und in das sich anschließende Auftauchen zurück zum Licht, in die Welt, die sie kannte. Kein Brennen mehr in der Lunge, nur das frische Blau, das ihren Körper umgab und ihr beim Auftauchen nach und nach alle Wörter zuflüsterte, derer sie so dringend bedurfte, ganz klar wie im Aufsteigen auch das Wasser immer klarer wurde.

Da war er, der Sinn.

Sie tauchte wieder auf, atmete tief ein und aus. Sie blickte sich um, eine Mischung aus Sicherheit und Verwirrung im Inneren. War die Welt, die ihren Kopf umgab, dieselbe, dieselbe wie zuvor oder eine andere? Und sie selbst, wer würde sie, dem Wasser erst einmal entstiegen, sein? Ungeachtet der Jahre, die sie damit verbracht hatte, in die Texte anderer einzutauchen, war es stets wie das erste Mal.

Sie stand auf, um sich einen Kaffee zu machen. Instinktiv fasste sie sich an die Haare.

Sie waren trocken, auf dem Gesicht nicht die geringste Spur von Wasser.

Tropfen und Wörter, alles war in ihr.

Zur Autorin

Dafne Graziano, geboren 1992 in Caserta, lebt seit 2003 in Rom. Sie hat Lingue Moderne an der Universität Roma Tre studiert und ist als literarische Übersetzerin vom Deutschen ins Italienische tätig. 2022 wurde sie mit dem Deutsch-italienischen Förderpreis für literarische Übersetzung ausgezeichnet und 2023 war sie Stipendiatin am Literarischen Colloquium Berlin. Außerdem schreibt sie Kurzgeschichten und Gedichte, die bereits in verschiedenen Sammelbänden veröffentlicht wurden.